L’avvio di un percorso di diversificazione in ambito sociale, improntato alla New Food Culture, richiede una valutazione preliminare del cambio di paradigma dell’impresa. Per la transizione verso questo nuovo paradigma è necessario che alcuni principi fondamentali siano riconosciuti e rispettati.
In primis, l’azienda non è più un attore “autonomo” ma un “attore sociale”, il che significa che:
– il suo operato e le sue scelte (ancor prima operative che produttive) sono legate a un sistema di valori che è influenzato da una visione non solo imprenditoriale ed economica ma anche sociale, territoriale, ambientale e generazionale.
– le scelte aziendali sono “sensibili” alle decisioni degli altri stakeholder territoriali.
Il secondo principio fondamentale è il passaggio da una visione verticale del networking azienda-stakeholder territoriali ad una visione orizzontale del complesso di interrelazioni del sistema impresa con tali stakeholder. La cooperazione e il dialogo non solo con le altre aziende del sistema ma anche con i diversi attori territoriali possono contribuire alla definizione delle priorità nel processo di creazione, innovazione e utilizzo delle risorse per il raggiungimento di obiettivi comuni come miglioramento del benessere individuale e collettivo e la sua sostenibilità.
Tutto questo fa da sfondo all’attuazione di azioni concrete che dimostrino l’impegno dell’imprese ad adottare una New Food Culture, riuscendo a coniugare obiettivi economici con la tutela del territorio, della salute, dei particular stakeholder e dell’ambiente.
A tale proposito, per accompagnare le imprese in una autovalutazione del loro orientamento ad una New food Culture, si riportano per ciascuna delle diverse istanze della società indicate alcune riflessioni e le azioni che potrebbero/dovrebbero essere attuate.
Per la tutela del territorio, in un mercato sempre più globalizzato, infatti, il legame dei prodotti alimentari con il loro territorio di origine e le caratteristiche differenziali che possono assumere, sono variabili strategiche per conquistare/mantenere quote di mercato. L’identità territoriale è ormai riconosciuta come un fattore di successo dell’offerta agroalimentare italiana.
I vantaggi competitivi derivanti dal forte legame del prodotto con il territorio, la sua reputazione e tutte le sue componenti immateriali di tradizione produttiva se opportunamente valorizzati e comunicati ai consumatori possono rappresentare delle importanti barriere all’entrata.
Rispetto a questo aspetto è importante che l’impresa riconosca l’identità territoriale come vantaggio competitivo attraverso:
- la presenza di produzioni legati al territorio nell’offerta aziendale
- il richiamo dei valori territoriali nel piano di comunicazione
- l’adesione ad azioni di promozione collettiva dell’offerta territoriale
- la promozione e/o partecipazione ad iniziative per la valorizzazione del patrimonio culturale locale (tradizioni, saper fare, enogastronomia, artigianato)
- la coesistenza di innovazione e preservazione della tradizione, intesa come il giusto equilibrio tra nuovi processi e tutela della memoria produttiva.
In merito all’ambiente, l’impegno delle imprese è teso alla conservazione, nel tempo e nello spazio, della capacità dell’ambiente di riuscire a svolgere le funzioni fondamentali di sostegno alla vita: erogatore di risorse, metabolizzatore d’inquinanti, funzione diretta di utilità. Le azioni per dimostrare questo impegno possono essere:
- adottare metodi di produzione sostenibili come azione di responsabilità sociale (agricoltura biologica, agricoltura integrata e quella conservativa);
- assicurare il mantenimento del terreno in buone condizioni agronomiche ed ambientali;
- evitare prodotti sintetici che, tra le altre cose, possono danneggiare gli organismi del suolo, la struttura del suolo e la biodiversità;
- mantenere l’uso di pesticidi e altre forme di assistenza ai livelli minimi necessari;
- limitare l’uso di additivi e conservanti nei prodotti trasformati;
- non consentire ai prodotti chimici di anticipare la maturazione, il trattamento e la conservazione post-raccolta, non utilizzare radiazioni ionizzanti ai fini della conservazione;
- investire in energie rinnovabili per migliorare i processi, ecc.
- attuare una politica di non spreco e riciclaggio dei rifiuti.
Sul fronte Salute, negli ultimi 50 anni, si è assistito ad una vera e propria riconsiderazione della relazione tra alimentazione e salute. Arrivando ad indicare l’alimentazione come uno dei principali strumenti di prevenzione per una vita lunga e sana. Per una relazione positiva tra alimentazione e salute giocano un ruolo da protagonista sia la consapevolezza dei consumatori, sia la responsabilità delle imprese rispetto ai livelli di “qualità” dei prodotti offerti.
Le imprese possono contribuire a migliorare la sinergia tra alimentazione e salute, puntando a:
- Sostenere i processi d’innovazione per orientare la produzione alimentare verso prodotti ad alto potenziale nutrizionale.
- Valorizzare il modello di agricoltura di Prossimità capace di andare incontro alle rinnovate esigenze del consumatore sempre più sensibile ai temi della sicurezza alimentare e ai vantaggi di tracciabilità e qualità legata al territorio.
- Attivare sistemi di etichettatura per consentire ai consumatori di scegliere un’alimentazione sana e sostenibile.
- Sostenere la ricerca a supporto di tecnologie alimentari che possano valorizzare le caratteristiche intrinseche e salutari degli alimenti.
- Realizzare campagne di informazione e di educazione per rafforzare la consapevolezza dei consumatori (trasparenza dell’informazione di prodotti, sviluppo dei servizi di informazione per i consumatori).
L’attenzione ai particular stakeholder (le persone che non sempre riescono ad avere voce nei processi decisionali) è sempre più necessaria considerata la crescente instabilità, l’aumento delle disuguaglianze e l’incremento delle fragilità personali e delle famiglie. Tutto questo richiede un contributo al rafforzamento della “coesione sociale” e della resilienza del sistema territoriale di riferimento attraverso azioni finalizzate alla:
- valorizzazione e promozione del senso di appartenenza alla comunità locale, inteso come radicamento in un determinato spazio di vita fisico e sociale dotato di valore e senso (promotore di attività sociali sul territorio (sponsorizzazione attività filantropiche))
- capacità di agire in modo solidale
- valorizzazione delle risorse umane, salvaguardia della salute e sicurezza sul lavoro
- creazione di opportunità di inserimento lavorativo mirate alle persone “svantaggiate”
- Attivazione di particolari forme contrattuali o collaborazioni con la scuola per favorire l’inserimento di giovani nell’organico aziendale (apprendistato, stage, partecipazione ai programmi di alternanza scuola-lavoro)
- Investimenti in formazione della forza lavoro
- Apertura all’innovazione, intesa come leva per favorire l’ingresso di forza lavoro giovane.
Il processo di autovalutazione dell’orientamento a una New Food Culture per l’impresa rappresenta il punto di partenza della progettazione di un percorso di diversificazione. La sua valutazione consentirà di individuare il patrimonio conoscitivo dell’impresa su cui modellare i contenuti e definire le modalità del servizio.
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